Polveri e nebbie
Le polveri e le nebbie costituiscono una delle classi di sostanze inquinanti per l’igiene del lavoro pericolose per le vie respiratorie. Con il termine “particolato” si identifica comunemente l’insieme di queste sostanze caratterizzate da una struttura chimico-fisica di tipo particellare, che si presenta sotto forma di particelle liquide (nebbie) o solide (fumi e polveri) sospese nell’atmosfera. L’insieme delle particelle sospese in atmosfera viene definito come PM (dall’inglese “Particulate Matter”, materiale particellare).
Come si formano queste sostanze?
Le singole particelle sono molto diverse tra loro per dimensione, forma, composizione chimica e processo di formazione.
Le nebbie sono microscopiche gocce che si formano mediante processi di nebulizzazione e condensazione. Le polveri si formano quando un materiale solido viene scomposto in minuscoli frammenti. I fumi si formano quando un materiale che a temperatura e pressione ambiente si presenta allo stato solido (ad es. un metallo) viene vaporizzato dall’elevato calore. Il vapore si raffredda velocemente condensando in particelle estremamente fini.
Il diametro di queste particelle è compreso tra 0,005 e 150 µm (lo spessore di un capello umano è di circa 100 µm).
All’interno di tale intervallo le polveri atmosferiche sono suddivisibili in:
- particelle grossolane con diametro superiore a 10 µm;
- particelle fini (PM10) con diametro inferiore a 10 µm;
- particelle finissime (PM2,5) con diametro inferiore a 2,5 µm.
Tra le particelle solide INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) individua tre tipologie di sostanze differenziandole come segue:
- i fumi derivanti da processi di condensazione, combustione e vaporizzazione, che hanno composizione diversa dal materiale di origine e dimensioni inferiori al micron;
- le polveri originate dall’azione meccanica su un corpo solido (macinazione, taglio, leviga-tura, ecc..) e di composizione generalmente analoga al materiale di origine, oppure derivate da processi di cristallizzazione di vapori sovrasaturi o processi di conversione gas-particella;
- le fibre, di origine naturale o sintetica, consistenti in particelle di forma allungata la cui lunghezza è almeno tre volte superiore al diametro. La Who (World health organization, 1988) definisce fibre tutte le particelle che presentano una lunghezza maggiore di 5 µm e un diametro minore di 3 µm.
In che modo sono pericolose per la salute?
A causa delle ridotte dimensioni, i particolati tendono a rimanere sospesi nell’aria e ad essere respirati dai soggetti esposti quando sprovvisti di una protezione adeguata.
Al variare del diametro delle particelle inalate, variano anche i possibili effetti clinici.
- Le particelle grossolane si fermano alle prime vie respiratorie.
- Le particelle fini (PM10), dette anche polveri inalabili, penetrano nel tratto superiore delle vie aeree o tratto extratoracico (cavità nasali, faringe e laringe).
- Le particelle finissime (PM2,5), dette anche polveri respirabili, possono giungere fino alle parti inferiori dell’apparato respiratorio o tratto tracheobronchiale (trachea, bronchi, bronchioli e alveoli polmonari).
Effetti clinici delle nebbie
I possibili effetti causati dall’esposizione alle nebbie includono:
- Riniti, faringiti, laringiti, bronchiti;
- Dermatiti irritative ed allergiche;
- Tumori polmonari.
Effetti clinici dei fumi
Ecco alcuni dei possibili effetti acuti causati dall’esposizione ai fumi di saldatura:
- Irritazione vie aeree superiori e bronchite;
- Febbre da fumi di saldatura;
- Broncopolmonite;
- Edema polmonare.
Ecco alcuni dei possibili effetti cronici causati dall’esposizione ai fumi di saldatura:
- Polmone del saldatore;
- Tumori (polmonare, seni paranasali);
- Gastrite cronica fino ad ulcera gastroduodenale.
Per saperne di più sui rischi alla salute respiratoria causati dalle operazioni di saldatura leggi il nostro articolo dedicato: Health risk work sectors – Welding
La normativa vigente
La normativa vigente stabilisce convenzioni diverse a seconda che si tratti di rischi per i lavoratori o per la popolazione in generale.
Come cita INAIL in Conoscere il rischio – Altre polveri e fibre, infatti, “per prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana e per l’ambiente nel suo complesso il d.lgs. 155/2010 (nonché la norma tecnica UNI EN 12341) fa riferimento a due convenzioni, denominate rispettivamente PM10 e PM2,5, dove PM sta per materiale particolato e i valori numerici indicano il diametro aerodinamico delle particelle (in µm) per un’efficienza di penetrazione del 50%."
La curva convenzionale del PM10 ha un andamento molto simile a quello della curva convenzionale toracica, mentre la curva del PM2,5 rappresenta una frazione molto sottile, ritenuta in grado di raggiungere gli alveoli polmonari nel caso della popolazione costituita da bambini o adulti infermi (il gruppo considerato “ad alto rischio”). I valori limite per la salute umana, definiti per il PM10 e il PM2,5 sono riportati nello stesso decreto legislativo (e nei successivi aggiornamenti), e rappresentano condizioni molto più restrittive di quelle consentite per l’esposizione nei luoghi di lavoro.
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