Il 21 febbraio 2020 il Covid19 arriva a 60 chilometri dalla nostra azienda. E da quel momento la vita non è più la stessa.
Il 2020 è stato per noi un anno in prima linea nell’emergenza Covid-19. Con la pandemia da Coronavirus, da azienda di "nicchia" ci siamo infatti trovati al centro di un sistema produttivo di beni indispensabili per la tutela della salute delle persone: grazie a macchinari progettati e ingegnerizzati internamente e alle sinergie promosse con università e partner di mercato,siamo però riusciti a rendere sempre competitiva la nostra produzione, anche rispetto alla Cina. Il tutto senza aumentare i prezzi delle mascherine, rifornendo ospedali, RSA e forze dell'ordine, e sostenendo diverse associazioni con la donazione di oltre 40mila mascherine.
“Da oltre 50 anni in BLS ci dedichiamo prevalentemente al settore industriale, sia in Italia sia all’estero: prima della pandemia il mercato medicale valeva infatti solo una minima parte del nostro fatturato”, sottolinea Pier Paolo Zani, amministratore delegato BLS. “L’emergenza sanitaria ci ha quindi posto di fronte ad una importante questione: soddisfare la domanda di clienti consolidati, da cui dipendeva la maggior parte del nostro fatturato, oppure adattare la produzione per soddisfare la domanda interna, proveniente principalmente da ospedali, protezione civile, forze dell’ordine. Abbiamo deciso di onorare la nostra missione principale, ovvero proteggere le persone: per questo abbiamo messo a punto un piano che - ridisegnando il processo produttivo, realizzando nuovi investimenti e portando l’azienda alla massima capacità produttiva - ci ha permesso di assicurare, nel momento di maggiore emergenza, mascherine certificate CE e prodotte in Italia. Siamo orgogliosi di quanto fatto e soprattutto di essere stati accanto alla popolazione in questi mesi difficili: continueremo a farlo, sia in Italia che negli altri mercati, a prescindere dalle sfide che ci proporrà l’immediato futuro”.